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Chiesa Santa Maria della Pietà

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Le più antiche notizie su questa chiesa, detta nel passato anche “S. Maria de Fellino”, risalgono al XIV sec. È infatti riportata in un elenco delle chiese della Terra di Lauro negli anni 1308-1310.
Ma attraverso una indagine sui reperti di scavo del suo ipogeo sono stati rinvenuti, come già accennato nella sintesi storica, frammenti marmorei e strutture murarie di epoca romana – imperiale che confermerebbero le notizie riportare nel citato manoscritto del XVII secolo, secondo le quali, anteriormente alla chiesa, vi sarebbe esistito in sito un tempio pagano. Nel medesimo scavo (1980) è stato messo in luce anche un atrio che precede il portale di ingresso dell’antica chiesa.
    “La Pietà” è stata nei secoli più volte visitata dai vescovi diocesani: ad esempio Scarampo (1553), Lancellotti (1615), Gonzaga (1666), ecc.
    Dal sopraccitato manoscritto si apprende anche che nel 1449 la chiesa fu dipinta “di dentro e di fuori” a devozione di Diodato Del Cappellano. Altri restauri con esecuzioni decorative parietali venivano eseguiti nell’anno 1636. Varie le vicissitudini del tempio nel corso dei secoli: dai danni subiti con il terremoto del 1688, alle numerose alluvioni che lo sommergevano, fino all’incendio della truppa francese il 30 aprile 1799, e le lesioni dell’ultimo sisma del 23 novembre 1980.
    La facciata presenta ornamenti in stucco che fiancheggiano il portale di ingresso e un’edicola ad esso soprastante. Nell’edicola un altorilievo raffigura l’immagine della Pietà; sull’architrave del portale uno stucco raffigura poi la Veronica, cioè il volto di Cristo impresso nel sudario.
Attraverso due rampe di scala si accede alla chiesa in cui si ammirano gli stucchi restaurati: lesene, capitelli, palmette, festoni floreali che percorrono il cornicione, modanature dal profilo curvilineo e a guscio che tratteggiano le cornici delle cappelle.
    L’altare maggiore, copiosamente decorato con panneggi ed angeli, è sormontato al centro della parete retrostante da una tela del Mozzillo dell’anno 1800 che riproduce il gruppo della Pietà.
  È l’immagine che caratterizza la denominazione della chiesa. Un gruppo dominato dalla figura centrale del Cristo morto in posizione quasi genuflessa sul sudario, figura di tanta plasticità che produce abili effetti prospettici per i rimarcati volumi anatomici. La Maddalena reclina desolata il volto sulla mano inerte del Cristo, come in un mistico amplesso; mentre Giovanni, sul lato opposto, porta impressi sul volto i segni della tragedia compiuta. La Madonna, monumento di desolazione, fa da sfondo al gruppo piramidale. L’angoscia che l’affligge è contenuta in un’espressione di amara rassegnazione. E quel suo braccio spiegato pare convogliare nella sua persona il dolore di tutto il gruppo. Dolore rappresentato anche allegoricamente dalla lama di uno stilo che le trafigge il petto, mentre un velato sentimento d’afflizione pare sfiorare anche i visini di due testine d’angeli in un cielo livido.
Due tele sormontano poi i due altari laterali: una Madonna del Refrigerio che libera le anime del Purgatorio, e un S. Gennaro vescovo.
La tela del soffitto, di Giuseppe Costa (1808), rappresenta la Resurrezione di Cristo: in alto il Cristo risorto tra angeli, al centro il sepolcro vuoto, in basso quattro figure di cui due soldati in armatura romana.
  Nello scavo della sottostante chiesa sono stati scoperti degli affreschi frammentari di epoca medievale (1449?) che descrivono episodi della vita di Cristo.
La Circoncisione, una scena caratterizzata da evidente realismo, e che comprende tre figure: la Madonna, il Bambino, il Ministro del culto.
La presentazione di Gesù al tempio, in condizioni rovinose per la caduta del colore,  per cui diversi personaggi e movimenti non sono riconoscibili essendo ridotti piuttosto a larve di figure.
Il Battesimo di Gesù, opera piuttosto singolare per la completa nudità in cui è stata presentata la figura di Cristo, privo di perizoma e di qualsiasi altro accorgimento pittorico atto a coprire i più intimi attributi.
Il volto del Redentore, di caratteri iconografici di arte bizantina, con un angelo a lato (due in origine) nell’atto di coronarlo dell’aureola.
Il dittico del Santo e della Santa riproduce un santo francescano, forse sant’Antonio da Padova, e una santa non meglio identificata.
L’affresco poi denominato di Diodato e famiglia (?), raffigura un gruppo familiare in atteggiamento orante: un uomo, una donna e tre ragazzi; si tratterrà probabilmente di Diodato Del Cappellano, donatore dell’opera e dei suoi famigliari.
Sono poi visibili ancora decorazioni ed elementi pittorici vari; tra i reperti dello scavo si contano frammenti lapidei medievali, esemplari di mattonelle a forma esagonale del XV sec. a decorazione floreale, geometrica e faunistica e infine un frammento marmoreo con amorino scolpito ed uccello, già avanti descritto.
La chiesa della Pietà restaurata sotto la direzione dell’arch. Belfiore per i danni subiti dal sisma del 1980, è stata riaperta al culto nel 1989.

 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 14 Aprile 2009 14:01 )  

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